Akdeniz: Dünya devriminin yeni havzası!

The Mediterranean: new basin of world revolution!

البحر الأبيض: الحوض الجديد للثورة العالمية

مدیترانه: حوزه جدید انقلاب جهانی

Il Mediterraneo: nuovo bacino della rivoluzione mondiale!

Μεσόγειος: Νέα λεκάνη της παγκόσμιας επανάστασης!

Derya Sıpî: Deşta nû a şoreşa cihânê

Միջերկրական ծով: նոր ավազանում համաշխարհային հեղափոխության.

El Mediterráneo: Nueva cuenca de la revolución mundial!

La Méditerranée: nouveau bassin la révolution mondiale!

Mediterrâneo: bacia nova da revolução mundial!

Prima dichiarazione del DIP sul referendum in Turchia: Il dispotismo ha perso! È giunto il momento che le masse lavoratrici dicano NO alla borghesia e all'imperialismo!

In questo momento i risultati del referendum non sono ancora definitivi, e in tutta probabilità saranno al centro del dibattito nel prossimo futuro. La decisione estremamente controversa dell'Alta Commissione Elettorale ha gettato una lunga ombra sul referendum, in aggiunta ai metodi con cui si è svolta la propaganda prima del giorno del voto, con denaro pubblico e canali televisivi impiegati in favore del Sì in maniera sfrenata e con Erdogan che agiva già come un presidente di parte - ciò che sarebbe appunto l'oggetto del referendum (1) - mentre la campagna del No veniva attaccata sia dalle forze dello Stato sia dai sicari politici vicini al AKP e dal partito fascista MHP. E nonostante tutto questo, le masse lavoratrici hanno dimostrato che non accetteranno il dispotismo che si sta imponendo in Turchia. Almeno 24 milioni di persone hanno rifiutato il nuovo sistema.

La sconfitta del dispotismo è netta in molte aree. Il cambiamento è arrivato in Turchia, nell'ultimo mezzo secolo, inizialmente attraverso le grandi città. La fortuna politica di Bulent Ecevit (2) negli anni Settanta ebbe inizio proprio in tre grandi città, per poi raggiungere l'arretrata provincia. Lo stesso Erdogan arrivò al potere dopo aver conquistato Istanbul e Ankara già nel 1994, quasi un quarto di secolo fa. In questo referendum le grandi città, incluse le roccaforti dell'AKP Ankara ed Istanbul, si sono categoricamente rifiutate di dare il loro assenso alla modifica della costituzione.

Il fronte del dispotismo può aver vinto legalmente, ma ha perso politicamente. L'ultima volta che il popolo turco è stato chiamato alle urne, l'AKP di Erdogan ha ricevuto il 49,5 per cento dei voti, mentre il suo attuale alleato, il MHP, ha ottenuto il 12 per cento. Il loro appello congiunto alla modifica della costituzione ha ottenuto solo il 51 per cento, il che ovviamente significa una perdita di oltre 10 punti percentuali!

Il MHP [Partito del Movimento Nazionalista, braccio politico dei Lupi grigi] ha sofferto un duro colpo. Il suo leader Bahceli è giunto alla fine della sua corsa. Oltre alla sconfitta del suo unico alleato, e alla crescente inquietudine all'interno del suo partito, Erdogan si trova ad affrontare anche la pressione del TUSIAD [Confindustria turca], il principale organo dell'ala filo-occidentale e laica della borghesia, che al momento della chiusura dei seggi, prima che si sapessero i risultati, ha emesso una sorta di avvertimento nei suoi confronti, chiedendo la fine dello stato d'emergenza, l'indipendenza del sistema giudiziario, libertà d'espressione, così come "riforme nel mercato del lavoro" e allineamento alle politiche della NATO. Erdogan è inoltre anche sotto pressione degli USA, che stanno tenendo in ostaggio il magnate iraniano Reza Zarrab, re della corruzione con diversi ex ministri, per spingere Erdogan nella direzione da essi voluta.

La classe operaia e le masse lavoratrici della Turchia devono affrontare la minaccia di un arretramento di molte posizioni, su molti diritti e conquiste acquisiti nel passato. L'AKP promette al popolo turco il conflitto interno, persino la guerra civile. Il governo di Erdogan sta mandando i figli dei lavoratori e dei contadini a morire in guerre che non promettono nulla alle masse lavoratrici. Alla realtà delle guerre in Medio Oriente, l'AKP aggiunge l'aumento delle tensioni con entrambi i suoi vicini occidentali, la Grecia e la Bulgaria.

Non inchiniamoci né all'AKP né al TUSIAD. Non permettiamo agli USA di avere mano libera in Turchia solo perché Erdogan è minacciato da un ostaggio. In qualunque modo abbiano votato al referendum, i lavoratori della Turchia devono unirsi e dire NO al fratricidio, NO al dispotismo, NO allo sfruttamento, e NO all'imperialismo!

Il DIP continuerà a combattere il dispotismo, lo sfruttamento e l'imperialismo anche dopo il referendum, così come lo abbiamo fatto prima. Cercherà di stringere legami sempre più stretti con la classe operaia. E in questo sforzo, stenderà le braccia a tutti i compagni, i partiti fraterni, a tutti i veri marxisti rivoluzionari e a tutte le forze che combattono il capitalismo imperialista. Cercherà solidarietà internazionalista non per ricevere aiuto, ma per ottenere ed estendere solidarietà contro i Trump e gli Erdogan e le Le Pen e gli Orban e i Duterte e i Modi del mondo!

DIP (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori)

16 aprile 2017

 

Note:

(1) La riforma prevede, tra l'altro, che il Presidente della repubblica possa mantenere legami con il suo partito di provenienza, abolendo il vigente obbligo sotto giuramento di assoluta imparzialità.

(2) Ex Primo ministro e leader del CHP, partito progressista storico erede del kemalismo.