Fin dalla vittoria elettorale di Syriza in Grecia il 25 gennaio, tutti gli sguardi si sono rivolti in Spagna, in attesa di un "contagio". Le elezioni in Spagna previste per la fine di quest'anno rendono questa prospettiva ancora più interessante. Le elezioni del 23 marzo per il Parlamento regionale andaluso, la più grande comunità autonoma della Spagna per popolazione, sono state il primo test per Podemos, il movimento spagnolo che aspira a diventare la Syriza di quel Paese.
Pubblichiamo di seguito un'analisi scritta prima delle elezioni in Andalusia.
La mancanza di centralizzazione e di obiettivi politici disarticolarono il movimento degli "indignati", che occupò le piazze spagnole nella primavera del 2011. Nell'autunno di quello stesso anno, la vittoria elettorale del Partito Popolare, di destra, demoralizzò i partecipanti meno attivi del movimento. Gli scioperi generali del 2012 e le potenti mobilitazioni dei lavoratori del settore pubblico riaccesero lo spirito di lotta. Un'enorme repressione statale (coronata dalla recente riforma del codice penale) seguì la formazione del nuovo governo. Oggi, il movimento ha raggiunto il livello più basso dall'inizio della crisi.
Le elezioni europee del maggio 2014 hanno cambiato tutto. La destra e i socialisti hanno collassato. Izquierda Unida ha triplicato i suoi voti, e Podemos, che voleva rappresentare la rabbia e la protesta popolare contro le politiche del sistema, ha ottenuto più di un milione e duecentomila voti (quasi l'8 per cento). Da quel momento, i sondaggi prevedono una grande crescita del nuovo partito, e perfino la possibilità di una vittoria elettorale sul PP e sul PSOE alle elezioni legislative di quest'anno.
LA NASCITA DI PODEMOS E I SUOI ADATTAMENTI AL SISTEMA
L'impatto provocato da Podemos è basato sulla popolarità dei suoi giovani leader, soprattutto di Pablo Iglesias. Podemos è stato creato da un gruppo di professori universitari di Madrid, uniti dalla loro passata militanza nei movimenti e nei partiti di sinistra. Sono stati consulenti di governi in America Latina e hanno diffuso le loro idee attraverso mezzi di comunicazione autonomi. La loro partecipazione a programmi di dibattito televisivi e il loro attivismo nei social network ha moltiplicato la loro audience. Migliaia di persone hanno incominciato ad interessarsi di questo nuovo partito, e hanno formato "circoli" locali e di settore. Attualmente Podemos conta più di 300.000 iscritti.
La politica di Podemos è stata descritta come populista, e i suoi stessi leaders hanno rivendicato questa caratterizzazione. Dal loro punto di vista, il sistema politico spagnolo è affetto da due mali principali: l'assenza di sovranità popolare, e la cristallizzazione, fin dalla transizione politica (post-franchista N.d.T.), di una "casta" parassitaria formata soprattutto dal personale politico del PP e del PSOE. Per Podemos, la democrazia e la vita dei cittadini sono state soffocate da un regime oligarchico e predatorio, schiavo di un capitalismo cieco e delle imposizioni della burocrazia dell'UE e della Troika.
L'opposizione sociale e politica deve cambiare il suo discorso: il popolo è l'attore di questo cambiamento, senza distinzione di classe o ideologica; l'asse dell'identità politica non sono la sinistra e la destra, ma "quelli che stanno in basso" e "quelli che stanno in alto". L'unità del popolo deve costruirsi sopra il "sentire comune" (le rivendicazioni sentite dalla popolazione), che sarebbe espressione di questa opposizione. A differenza dei populismi di destra, Podemos non si appella a tutta la società, non pretende di rappresentare la nazione, ma il "popolo", opposto al potere. Il leaderismo carismatico si unisce ad un patriottismo popolare di tradizione repubblicana e democratica.
Tutti gli sforzi sono mirati alla conquista del governo: i riferimenti alle lotte recenti esistono, ma vengono utilizzati per catturare questa forza e condensarla attorno al desiderio di arrivare al governo; non ci sono appelli ad estendere queste lotte, a fare di ogni membro di Podemos un organizzatore della lotta. Questa impostazione è coerente con una militanza passiva (un esempio: nelle elezioni primarie per le elezioni regionali andaluse ha votato meno del 30% degli iscritti al partito) e con il controllo della struttura del partito da parte del nucleo dirigente madrileno e dei suoi seguaci regionali. L'essersi focalizzati sulle elezioni legislative generali ha portato a non presentare candidature alle elezioni locali di questa primavera: la direzione teme di perdere il controllo dell'organizzazione, così come teme che i compromessi per formare governi locali potrebbero essere un ostacolo all'obbiettivo della vittoria in autunno.
Le continue allusioni alla "casta" politica non hanno impedito ad Iglesias di riunirsi in segreto con Zapatero, presidente del governo dal 2004 al 2011, e con José Bono, ex ministro della difesa, esponente della destra del PSOE. Pablo Iglesias ha fatto così il suo debutto nella "grande politica" (borghese), ancor prima di arrivare al governo.
Con l'aumento della popolarità è aumentata la moderazione programmatica. Nel manifesto programmatico iniziale del partito si parlava di moratoria e audit sul debito, nazionalizzazione parziale delle grandi imprese energetiche, ritorno allo Stato delle imprese privatizzate, proibizione dei licenziamenti per le imprese che fanno profitti, abolizione delle agenzie di lavoro a tempo determinato, fermo degli sfratti e introduzione della dación en pago (procedura mediante la quale si estingue automaticamente il debito al momento della restituzione della casa alla banca o al proprietario, N.d.T.). Cinque mesi più tardi, nel programma delle elezioni europee venne eliminato il riferimento alla moratoria, mentre si introduceva la creazione di una banca pubblica e il reddito di base universale. Poche settimane fa è stata presentata la bozza del programma economico del partito; ora si parla di ristrutturazione del debito, di riforma delle banche e dell'introduzione in esse di "buone pratiche", di regolamentazione dei servizi privatizzati della sanità e dell'istruzione. Risulta evidente un adattamento alle possibilità di trasformazione all'interno della cornice attuale del capitalismo spagnolo e dell'Unione Europea.
CAMBIAMENTI NELLA SINISTRA RIFORMISTA
Molti mesi prima delle elezioni europee, Izquierda Unida tentò senza alcun esito di ampliare le sue forze cercando di attrarre diverse piattaforme di movimenti e attivisti sociali. Questa organizzazione contava sul fatto che la crisi del PSOE e le mobilitazioni sociali avrebbero aumentato in maniera rilevante i suoi guadagni elettorali. Il risultato delle europee fu il 10%, meno dello sperato. Il voto a Podemos ha ridotto di molto il suo potenziale di crescita. Attualmente si concentra su IU un'enorme pressione. Una parte della dirigenza cerca di resistere all'ondata di Podemos, anche se accetta candidature comuni con diversi gruppi di sinistra; un altro settore propugna invece apertamente una convergenza completa, nonostante le differenze. Anche se il programma di questa coalizione (Izquierda Unida) dominata dal Partito Comunista di Spagna è alla sinistra del programma di Podemos in molti aspetti, IU si è compromessa nella gestione del sistema, avendo governato con il PSOE municipi e comunità autonome, e non riuscendo a districarsi da scandali di corruzione gravissimi che colpiscono i due partiti maggioritari.
In Catalogna la situazione è diversa. IU e i suoi alleati sono riusciti a formare una coalizione per le elezioni locali di Barcellona - coalizione che si presenterà in molte città catalane - con diversi movimenti di sinistra e con Podemos. Tempo fa IU fece appello alla costruzione di una "Syriza catalana", obbiettivo ora conseguito. ICV-EUiA ("Iniciativa per Catalunya Verds-Esquerra Unida i Alternativa", la coalizione catalana di IU) è riuscita a neutralizzare l'effetto negativo rappresentato dalla pressione dei nazionalisti di centrosinistra alla sua destra e della CUP ("Candidatura d'Unitat Popular", sinistra indipendentista) alla sua sinistra.
Pertanto, l'arrivo di Podemos e le aspettative che esso suscita è il fenomeno più rilevante, anche se non l'unico, del riassestamento del panorama della sinistra riformista. L'ascesa di Podemos destabilizza il panorama della sinistra e dell'attivismo politico. Le convergenze in corso potrebbero creare una svolta a sinistra in diversi territori.
OPPORTUNITA'
A maggio, le elezioni locali e regionali in tutti i municipi e nella maggior parte delle comunità autonome daranno una misura della forza di Podemos e delle differenti candidature unitarie della sinistra riformista. Una pesante sconfitta della destra e del PSOE potrebbe essere di stimolo alla lotta sociale e a delle ridefinizioni politiche a sinistra. In uno scenario che vedesse il trionfo della sinistra in città e regioni importanti, la pressione affinché si affrontino i problemi fondamentali dei lavoratori e degli strati popolari condurrà ad un salto qualitativo di politicizzazione. La sinistra marxista deve essere presente attivamente in tutto questo processo, discutere con le migliaia di lavoratori e giovani che si sono illusi con l'arrivo di Podemos, e creare un polo di indipendenza di classe che stabilisca con serietà un programma di rottura, un'alternativa socialista e popolare. L'entrata in scena dei lavoratori, come forza organizzata ed indipendente, dotata di un proprio programma, è imprescindibile per l'inizio di un processo di vera sfida nei confronti di un sistema politico decomposto. È questo il momento.