Quando il governo polacco annunciò a giugno per bocca del primo ministro Beata Szydło, l'inasprimento delle leggi contro l'aborto, nessuno prese in seria considerazione la cosa. Il nuovo partito di governo - Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwosc, PiS) è una forza conservatrice e legata alla Chiesa cattolica, ma l'elettorato cattolico fondamentalista in Polonia è una minoranza. Anche i credenti sono pragmatici, e, ad esempio, non rispettano il divieto di contraccezione. La gente ha votato per Diritto e Giustizia perché ne ha avuto abbastanza dei partiti e delle politiche neoliberali, essendo la retorica dei conservatori incentrata sulle questioni sociali. È molto improbabile che il partito di governo (Diritto e Giustizia) modifichi le politiche neoliberali, specialmente dopo aver accettato il CETA [Accordo Economico e Commerciale Globale], ma è pur vero che è stato il governo di Diritto e Giustizia che, per la prima volta dal 1990, ha stanziato sussidi sociali per l'infanzia.
Tuttavia, le intenzioni di restrizione dell'aborto si sono presto rivelate molto concrete. Un durissimo progetto di divieto di ogni tipo di aborto, e di carcere per le donne che abortiscono, è stato adottato dal Parlamento lo scorso 23 settembre. Allo stesso tempo, la proposta presentata da ambienti femministi intitolata "Save Women", basata sull'idea della liberalizzazione dell'ordinamento anti-aborto vigente, è stata respinta. (La legge attuale permette l'aborto in caso di stupro, incesto, minaccia alla vita della donna o danni permanenti al feto, ma le donne che devono far fronte a tutto ciò si trovano davanti a molti problemi nell'accesso all'aborto legale negli ospedali polacchi, ove i medici sono sotto minaccia della lobby antiabortista e della cosiddetta "conscience clause" [norma che permette di appellarsi all'obiezione di coscienza. NdT])
Dopo il 23 settembre, la rabbia delle donne è iniziata a montare molto facilmente e velocemente. Il nuovo partito socialdemocratico, "Insieme" (Razem), che è fuori dal Parlamento (ma dopo le recenti elezioni politiche è iniziato a diventare una concreta alternativa allo smarrito partito post-comunista - ufficialmente socialdemocratico ma in realtà liberale - SLD), ha fatto appello ad una "protesta in nero". La proposta, che si è diffusa su Facebook, è consistita nel pubblicare foto in cui si appariva vestiti di nero. Moltissimi utenti di Facebook, di entrambi i sessi, si sono uniti a quest'azione. La solidarietà dall'estero è stata molto tangibile: donne europee, ma anche palestinesi e latinoamericane, hanno iniziato in quei giorni a pubblicare foto in vestiti neri. L'evento di Facebook ha presto avuto l'appoggio di persone famose, fra cui la stimata attrice Krystyna Janda, la quale ha proposto di organizzare uno "sciopero delle donne", sull'esempio di quanto fatto dalle donne islandesi nel 1975. La proposta è stata propagata sui social con la parola d'ordine "Donne polacche in sciopero", ma solo pochi giornalisti e politici hanno creduto realmente all'ipotesi che le persone sarebbero scese in strada e che le donne non sarebbero andate a lavoro o a scuola. La svolta è avvenuta quando il giornale liberale "Gazeta Wyborcza", presumibilmente per opposizione al governo, ha iniziato a sostenere l'iniziativa. Nelle università e nelle aziende, donne e ragazze hanno ufficialmente organizzato un giorno di sciopero. I coordinatori locali dell'iniziativa sono rimasti molto colpiti dall'impegno spontaneo registrato nelle scuole, negli uffici e negli ordini forensi.
Il 3 ottobre le strade della Polonia erano piene di cittadini in vestiti neri. Perfino le infermiere, negli ospedali, hanno aderito alla protesta. Ci sono state dimostrazioni di 50.000 persone a Varsavia e di 30.000 a Breslavia. Manifestazioni sono state organizzate in tutte le grandi città, ma anche in comuni più piccoli, tradizionalmente considerati aree più conservatrici per via del controllo delle comunità locali ad opera della Chiesa cattolica. Le manifestazioni sono state guidate da gruppi femministi, partiti riformisti, ma anche dall'opposizione liberale. Il governo, scioccato, ha ritirato ufficialmente la proposta di divieto di aborto.
La differenza di atteggiamento fra l'opposizione di sinistra e quella liberale risiede nella loro relazione con la legge vigente. I liberali vogliono mantenere l'attuale "compromesso", invece la sinistra chiede una liberalizzazione. Le organizzazioni liberali hanno tentato a Varsavia di egemonizzare la protesta ed eliminare la sinistra. Ancora oggi, così come il 24 ottobre del 1975, lo "sciopero delle donne" continua. Le dichiarazioni del partito di governo sul tema continuano ad essere inaccettabili. Rimane ancora aperta la questione di quale sarà l'esito della lotta: liberalizzazione o "compromesso".
* Ewa Groszewska è una partecipante di "Donne polacche in sciopero" e militante di Socialist Agreement. È fra le organizzatrici del Forum sociale dell'Europa centrale e dell'Est di Breslavia.