Secondo giorno. Martedì 30 giugno.
Si intensifica ogni giorno di più la battaglia delle masse impoverite greche, come unica forma per "evitare" il collasso e il Grexit dopo la decisione del referendum del 5 luglio per un "sì" o un "no" alle nuove barbariche misure di austerità volute dal recentissimo ultimatum di FMI/UE/BCE.
Le linee di demarcazione di classe, nello scontro, si sono manifestate molto chiaramente. Tutti i leader del mondo imperialista - Obama, Merkel, Hollande, Renzi, Rajoy, Cameron, etc., tutte le istituzioni del capitale finanziario e i loro mezzi di comunicazione del pianeta stanno aumentando le loro minacce ed intimidazioni mentre tentano senza successo di "minimizzare" i pericoli per l'economia capitalista mondiale. Obama, nella sua ultima dichiarazione, ha affermato che un eventuale Grexit non avrà effetti sull'economia degli Stati Uniti, anche se la maggior parte degli analisti borghesi ha un'opinione contraria, incluso il suo ministro delle finanze Jack Lew, che molte volte ha avvertito l'UE sul fatto che il Grexit rappresenterebbe «un rischio sistemico globale».
In Grecia, tutti i partiti dell'opposizione borghese, i rappresentanti dei governi locali di destra e di "estremo centro" (Il Fiume), i proprietari delle grandi imprese e quasi tutte le tv, radio, giornali e altri media si uniscono non solo al fine di terrorizzare la popolazione e cercare di estorcere il "sì", ma anche al fine di mobilitare una "società civile" che consiste nel movimento reazionario piccolo-borghese pro-UE "Stiamo in Europa", che ha come modello, come essi stessi dicono, quello "europeo" dell'Ucraina.
Oggi, queste forze reazionarie della classe dominante hanno organizzato la loro manifestazione in appoggio del "sì" in piazza Syntagma. Le imprese, nello stesso momento in cui non pagano i propri lavoratori, incolpano «il governo comunista che ha fatto chiudere le banche», e hanno ricattato i loro lavoratori per farli partecipare alla manifestazione di oggi, «altrimenti i loro posti di lavoro saranno in pericolo».
La manifestazione per il "sì" è stata enorme, ma ovviamente meno partecipata della mobilitazione popolare per il "no" di ieri. D'altra parte, come un ateo ben noto ha detto: "nemmeno Dio sta con la destra, perché durante la loro manifestazione è cominciata una pioggia torrenziale estiva, che ha disperso i guerrieri piccolo-borghesi riuniti!"
Nel frattempo, dietro le quinte, le febbrili negoziazioni segrete fra l'Unione Europea e il governo di Tsipras sono ricominciate, per cercare un accordo dell'ultimo istante. La mobilitazione di ieri delle masse popolari contro la troika - rivivono i ricordi del 2011 e del 2012 - ha spaventato tanto le istituzioni imperialiste che il governo, che non smette di ripetere che "una vittoria del "no" non significa una rottura, ma un nuovo round di negoziati con l'UE" (!!), quando il referendum, da ogni punto di vista, è stata una chiara espressione della pressione stessa delle masse contro la capitolazione del governo.
Una proposta precedente di Junker, resuscitata e presentata ora dal governo greco, chiede un nuovo prestito di due anni al Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM), attraverso termini più leggeri di austerità per evitare un collasso totale dell'economia greca, dalle conseguenze incontrollabili in Europa e al livello internazionale.
Il "programma di salvataggio" della troika è scaduto oggi, 30 giugno, e la Grecia è ufficialmente priva di qualsiasi "cintura di sicurezza". Il pagamento dei 1500 milioni di euro di debito al FMI non c'è stato - per la prima volta in un paese europeo. L'azzardo più grande per le istituzioni sarà il probabile mancato pagamento, il 20 luglio, di 3500 milioni di euro alla BCE.
L'EEK continua la sua campagna per il "no" in tutto il paese. Una nostra manifestazione a Volos si è tenuta a partire dalla parola d'ordine "Non pagheremo la crisi dei capitalisti". Domani terremo una manifestazione nel centro di Atene. Speriamo non piova.