Ha suscitato varie reazioni il referendum indipendentista previsto per il 25 settembre nel Kurdistan iracheno, dagli Stati della regione alle potenze imperialiste e all'entità sionista. Il DIP (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori) che sulla base del suo internazionalismo proletario considera un principio il diritto all'autodeterminazione delle nazioni, e difende l'uguaglianza e la fraternità dei popoli, affronta tale questione ponendosi dal punto di vista dei curdi oppressi e degli interessi della classe lavoratrice.
QUALI DESTINI VERRANNO DETERMINATI DA QUESTO REFERENDUM?
Da questo punto di vista, è chiaro che il popolo curdo ha gli stessi diritti politici, culturali ed economici dei popoli con cui convive, incluso il diritto di formare un proprio Stato. La questione della scelta dei tempi, evocata dalle potenze imperialiste e colonialiste allo scopo di difendere i loro propri interessi, non significa niente, per noi. La richiesta di libertà e uguaglianza da parte di un popolo non è una questione di tempistica, è un diritto!
In ogni caso, in maniera contraddittoria, il referendum del 25 settembre è basato non sulla volontà del popolo curdo, ma sulla sua usurpazione. Barzani, il quale ha deciso e convocato il referendum, ha oltrepassato il termine del suo mandato come leader del Governo Regionale del Kurdistan, il 25 agosto 2015, ed è rimasto in carica fino al 2017 grazie ad una decisione "de facto" del ministro della giustizia. Ha inoltre espulso i ministri del Movimento Goran, che è parte del governo di coalizione. Barzani, quindi, ha usurpato il potere, ignorando la volontà del popolo nell'impedire che si tenessero nuove elezioni nel Kurdistan iracheno. Se nuove elezioni avessero luogo, sarebbe piuttosto difficile per Barzani, il cui sostegno popolare è svanito per via del fatto che il suo potere è imbevuto di corruzione e di collaborazione con le potenze imperialiste, vincerle contro altri partiti curdi. Quindi, nell'aver messo oggi all'ordine del giorno il referendum, Barzani cerca di mantenere il suo potere, abusando delle aspirazioni all'eguaglianza e alla libertà dei curdi. In questo senso, per Barzani non può esserci altro tempo: in assenza di referendum, sarebbe obbligato ad indire elezioni dalle quali uscirebbe sconfitto.
Barzani ha dichiarato che potrebbe rinunciare al referendum in caso di accordo con il governo centrale iracheno sulle quote di entrate petrolifere, e ha concesso qualche giorno per far accettare questa proposta. Se Barzani otterrà da questa negoziazione ciò che vuole, userà l'aumento dei proventi del petrolio non per realizzare le richieste economiche e politiche del popolo curdo, ma per finanziare il suo potere de facto.
Per Barzani la questione principale non è l'autodeterminazione del popolo curdo, ma il destino della sua persona, del suo clan, e di coloro che beneficiano del suo potere.
LE POSIZIONI DEL GOVERNO CENTRALE IRACHENO, DELL'IRAN E DEL GOVERNO AKP TURCO
Il popolo curdo vive non solo in Iraq ma anche all'interno dei confini della Turchia, dell'Iran e della Siria. In tal senso, il referendum nel Kurdistan iracheno è una questione di massima preoccupazione anche per questi paesi. Sebbene la posizione iniziale del governo centrale iracheno non fosse così inflessibile, i toni della sua opposizione si sono via via più induriti. Ultimamente la Corte Suprema Federale dell'Iraq ha dichiarato che avrebbero sospeso il referendum finché non avessero raggiunto un verdetto sui reclami di incostituzionalità del referendum. L'Iran ha dichiarato che non riconoscerà un Kurdistan indipendente, annulleranno tutti i loro trattati con Erbil e imporranno un blocco sulla regione.
Fra i poteri della regione, il governo turco è quello più in buoni rapporti con Barzani. I turkmeni della regione sono stati piuttosto trascurati. Una delle ragioni fondamentali è l'emarginazione della loro maggioranza sciita da parte della politica confessionale della Turchia. Il principale fattore determinante è l'interesse del capitale colonialista turco, che cerca di ottenere una fetta del petrolio della regione sponsorizzando il "Barzanistan". Le contraddizioni della politica interna turca, comunque, impediscono la realizzazione di questa strategia. Su questo argomento, Erdogan e il suo partito AKP evitano di venire ai ferri corti con il MHP, il partito fascista che sostiene il governo. Per ciò che riguarda l'esercito, Erdogan e l'AKP hanno praticamente consegnato ad esso il controllo della loro politica relativa alla questione curda.
Per questo motivo Erdogan ha indicato il Consiglio di sicurezza nazionale (MGK) come responsabile ultimo delle decisioni; facendo intendere che il MGK, la cui riunione bimestrale è stata anticipata al 22 settembre - tre giorni prima del referendum - possa prendere una ferma posizione contro l'iniziativa indipendentista di Barzani. Tale ferma posizione potrebbe spingersi fino a considerare una dichiarazione di indipendenza come un motivo di intervento militare. Ma tutto sommato, non rifiuterebbero preventivamente l'opzione di una "realizzazione del referendum senza dichiarazione di indipendenza". Questa opzione accontenterebbe l'esercito e allo stesso tempo non ostacolerebbe il grande capitale colonizzatore che siede al Diva Hotel di Erbil in attesa di mettere le mani sul petrolio curdo.
La priorità del capitale colonialista è di non isolare il Barzanistan, o schiacciarlo militarmente, ma di addomesticarlo e ottenere una parte del suo petrolio. Ecco perché Cavusoglu, Ministro degli esteri turco, si è offerto come intermediario e garante di un accordo fra Barzani e il governo centrale dell Iraq sul petrolio.
Così come Barzani non è il rappresentante delle rivendicazioni e della volontà del popolo curdo, nessuna delle suddette posizioni espresse da questi governi rappresenta gli interessi dei popoli turchi, arabi o iraniani. Ciò che c'è dietro queste posizioni politiche sono gli interessi coloniali del capitale.
LA POSIZIONE DELL'IMPERIALISMO USA
Mentre l'Iraq veniva invaso dall'imperialismo USA, i leaders curdi collaborazionisti complici dell'invasione, primo fra tutti Barzani, spiegavano questo loro atteggiamento dicendo che "i curdi devono cogliere le opportunità per la libertà". L'invasione, con i suoi due milioni di morti in Iraq, non ha portato la libertà per i curdi. Ha seminato discordia fra i curdi e gli arabi. L'imperialismo USA, che ha diviso gli arabi su basi confessionali e ha contrapposto i curdi e gli arabi gli uni contro gli altri, ha fondato il suo dominio su questa base, e continua a perseguire la stessa politica.
L'obiezione degli USA al referendum per motivi di tempistica deriva dall'indisponibilità a perdere il suo dominio in Iraq. L'imperialismo USA, che ha brutalmente utilizzato la carta delle lotte confessionali nell'abbattere Saddam Hussein, è la forza che ha creato il terreno fertile di quel settarismo religioso sul quale è sbocciato l'ISIS. Ora teme che sostenendo Barzani nel referendum possa alienare il favore degli arabi sciiti, spingendoli verso l'Iran. Questo è il motivo per cui nell'ultima dichiarazione della Casa Bianca il referendum è considerato "provocatorio e destabilizzante", e si è richiesto di "annullarlo". Gli USA sono concentrati nella dominazione non solo del Kurdistan, ma di tutto l'Iraq.
LA POSIZIONE DEL SIONISMO ISRAELIANO
Israele, l'illegittima entità sionista, sembra essere il principale sostenitore dell'indipendenza del Kurdistan. Ma ciò che Israele desidera non è la liberazione dei curdi, bensì l'aumento dell'ostilità fra essi e i turchi, gli arabi e gli iraniani. Ciò vale a dire che la libertà dei curdi sulla base della fratellanza dei popoli e della loro lotta comune è diametralmente opposta agli interessi di Israele. Con la carta bianca data al potere illegittimo di Barzani, Israele sta cercando di rendere il Kurdistan un'estensione della sua illegittima esistenza, e quindi rendere impossibile per esso sopravvivere senza divenire una vera base militare dell'imperialismo e del sionismo contro i popoli della regione, innanzitutto quello iraniano.
La propaganda sionista sta tentando di vendere Barzani al capitale turco con l'oro del settarismo religioso. Sono in molti, fra i membri dell'AKP, a promuovere questa idea. Un settore considerevole dell'AKP che difende il patrocinio su Barzani sostiene che altrimenti l'Iran guadagnerebbe terreno. Nei curdi essi vedono una comunità sunnita da porre contro l'Iran, e non certo uno popolo fraterno e con pari diritti. E per i capitalisti turchi, se la questione è ottenere il petrolio, non importa il come. Perché, in ogni caso, il sangue versato non sarà il loro.
IL "BARZANISTAN" NON SIGNIFICHEREBBE LIBERTÀ MA SCHIAVITÙ PER IL POPOLO CURDO
L'obiettivo principale dell'amministrazione Berzani è chiarissimo. E questa non si adopererà a favorire la libertà e l'eguaglianza del popolo curdo, dopo aver raggiunto quest'obiettivo e dopo che aver consolidato il suo potere. Barzani ha detto esplicitamente che la vittoria del Sì al referendum non significherebbe una dichiarazione di indipendenza. Vale a dire che tenterà di utilizzare il referendum come una leva. Ma dal momento che Barzani non attinge la sua forza dal popolo, del quale anzi teme mortalmente un'organizzazione autonoma, sarebbe immediatamente costretto a consegnare questa leva all'imperialismo USA e all'entità sionista, e in una certa misura al governo e al capitale turco. Sotto la direzione di Barzani, è inevitabile per il Kurdistan ricadere sotto la dominazione di uno o di tutti questi paesi.
Questa non è certo libertà e uguaglianza, ma una nuova forma di servitù. L'entità del Barzanistan, oltre ad essere ostile all'Iran e agli iracheni arabi sotto la guida di Israele, sarebbe anche una minaccia per i curdi negli altri paesi. Come egli stesso ha dimostrato più e più volte, Barzani non solo non sosterrebbe le esigenze e la lotta del popolo curdo in Turchia, ma sarebbe complice della loro oppressione. Inoltre, sarebbe impossibile intraprendere il commercio del petrolio fra Barzanistan e Turchia senza distruggere il movimento curdo in Turchia, il quale persegue una linea indipendente da quella del Barzanistan.
LA POSIZIONE DEL DIP: PACE CON IN CURDI, GUERRA ALL'IMPERIALISMO E AL SIONISMO!
Come Partito Rivoluzionario dei Lavoratori (DIP), riteniamo che la servitù dei curdi non è negli interessi dei popoli tuchi, arabi e iraniani; riteniamo che una nazione che ne opprime un'altra forgia le sue proprie catene; riteniamo che coloro che beneficiano della colonizzazione del Kurdistan sono le classi capitaliste colonialiste e l'imperialismo.
Oltre a smascherare la natura reazionaria del Barzanistan e dei piani imperialisti e sionisti, consideriamo nostro dovere principale rivolgerci alla classe lavoratrice turca. L'uguaglianza e la libertà dei curdi non sono una minaccia contro i lavoratori turchi. La vera minaccia sono l'imperialismo, il sionismo e il capitalismo colonialista. Il capitale è pronto a far scorrere il sangue dei lavoratori turchi e curdi al fine di trasportare il petrolio curdo attraverso la Turchia. L'imperialismo e il sionismo cercano solamente di ottenere un altro punto di appoggio in aggiunta alla Turchia, membro della NATO. Si rallegrano del fatto che, grazie alla propaganda nazionalista, la rabbia popolare è diretta verso i curdi, e non verso di loro. Riconciliarsi con i curdi è interesse prima di tutto dei lavoratori turchi, ed è la più grande paura del capitale colonialista, dell'imperialismo e del sionismo. La lotta comune dei turchi, dei curdi e degli altri popoli della regione è l'unica strada verso la vittoria sull'imperialismo, sul sionismo e sul colonialismo.
Sì alla fratellanza, all'uguaglianza e alla libertà del popolo curdo e di tutti i popoli! No al Barzanistan!
No all'intervento militare della Turchia e degli altri paesi della regione! No all'embargo contro il popolo curdo!
Via la Turchia dalla NATO! Chiudere la base di Incirlik!
Fuori gli imperialisti, i sionisti e i colonialisti dal Kurdistan!
Cacciare gli imperialisti! Distruggere Israele! Per un futuro di libertà e uguaglianza dei popoli turchi, curdi, arabi e iraniani attraverso una Federazione socialista del Medio Oriente!