Akdeniz: Dünya devriminin yeni havzası!

The Mediterranean: new basin of world revolution!

البحر الأبيض: الحوض الجديد للثورة العالمية

مدیترانه: حوزه جدید انقلاب جهانی

Il Mediterraneo: nuovo bacino della rivoluzione mondiale!

Μεσόγειος: Νέα λεκάνη της παγκόσμιας επανάστασης!

Derya Sıpî: Deşta nû a şoreşa cihânê

Միջերկրական ծով: նոր ավազանում համաշխարհային հեղափոխության.

El Mediterráneo: Nueva cuenca de la revolución mundial!

La Méditerranée: nouveau bassin la révolution mondiale!

Mediterrâneo: bacia nova da revolução mundial!

Condanniamo il genocidio armeno in nome dell'internazionalismo proletario!

Condanniamo il genocidio armeno in nome dell'internazionalismo proletario! Il 2015 è il centenario della deportazione e del massacro degli armeni dell'altopiano anatolico da parte del governo ottomano del Comitato Unione e Progresso. Il Partito Rivoluzionario dei Lavoratori (DIP) ritiene che quegli eventi vadano definiti come genocidio, e che i governi che pretendono di rappresentare il popolo turco debbano riconoscere questo genocidio e fare quanto necessario e possibile per redimere e risarcire il male arrecato al popolo armeno.

1. Lo stato turco e gli storici ed intellettuali che gli fanno da portavoce hanno sempre negato il genocidio. Le loro argomentazioni vanno dalla minimizzazione delle vittime (la cifra più bassa citata è 320 mila, contro il milione e mezzo di cui parlano molti armeni e diversi storici) all'obiezione che il massacro fu reciproco. Essi dimenticano due semplici fatti. Primo, che la popolazione armena dell'Anatolia orientale, la parte occidentale della storica patria degli armeni, che contava fra 1,2 e 2 milioni all'inizio del 1915, fu ridotta a meno di centomila in meno di due anni. Il genocidio non include soltanto i massacri, ma anche la pulizia etnica, le conversioni forzate, la criminalizzazione dell'identità etnica, il saccheggio dei beni e dei possessi di un intero popolo, la distruzione del loro patrimonio culturale e religioso ecc. Tutto questo, nel caso degli armeni dell'Anatolia, è stato ampiamente documentato. Secondo, che il potere dello Stato era nelle mani della dominante nazione turca, il che basta a rendere tutte le discussioni sul massacro reciproco vuote chiacchiere.

2. La classica spiegazione data dalla storiografia liberale per questa barbarica crudeltà è quella della "costruzione dell'identità turca" o della "mentalità unionista", in riferimento alla visione del mondo del Comitato Unione e Progresso, il partito allora al potere. Il nostro punto di vista è sostanzialmente diverso. Per noi alla base del genocidio armeno c'è, in diversi ordini, la lotta di classe. Il feroce attacco agli armeni ha la sua prima radice nella depredazione delle eccedenze produttive dei contadini armeni da parte dello strato dominante delle tribù curde, che condividevano lo stesso territorio geografico degli armeni. Un'ulteriore e maggiore spinta venne dalla necessaria accumulazione primitiva, all'inizio del secolo, da parte della nascente borghesia turca in lotta contro il dominio economico delle ricche classi non musulmane della società ottomana. Fu questa frazione di classe ad essere rappresentata dagli Unionisti al potere e a espropriare gli armeni e, in maniera diversa, la popolazione greca dell'Anatolia, accumulando capitale nelle proprie mani. Questi fattori interni vennero rafforzati dall'appoggio dato alla borghesia turca dalla borghesia imperialista tedesca, che strumentalizzò il potere dello stato ottomano ai fini della lotta contro le altre borghesie imperialiste europee, cioè la britannica, la francese e la russa.

3. Noi non affrontiamo la questione del genocidio armeno da un punto di vista "legalistico". Nel sostenere una rivoluzione mondiale basata sull'internazionalismo proletario, il nostro interesse è ristabilire il legame e la fiducia fra i lavoratori della Turchia e dell'Armenia. Per noi questo è innanzitutto e soprattutto una questione politica che ha a che fare con la prospettiva di una rivoluzione nella regione. Tutti gli sconvolgimenti sociali nel continente eurasiatico avvenuti dal 1905-1917 fino al 1989-1991 passando per la Prima guerra mondiale sono stati testimoni di massacri riguardanti gli armeni, i turchi e gli azeri, confratelli dei turchi anatolici nel Caucaso. D'altra parte, gli armeni e i curdi rivendicano come propria madrepatria all'incirca lo stesso territorio geografico, quindi le sorti della rivoluzione in Caucaso, nell'Anatolia e nell'area mesopotamica dipenderanno dalle relazioni che si stabiliranno fra questi popoli.

4. Il riconoscimento del genocidio; il risarcimento delle proprietà sequestrate agli armeni; l'apertura del confine fra la Turchia e l'Armenia; il sostegno da parte della Turchia al popolo armeno, al quale il collasso dell'Unione Sovietica ha causato gravi difficoltà, sono tutte misure che potrebbero costituire i primi passi in direzione del ristabilimento della fiducia e del rispetto reciproco fra popolo turco e popolo armeno.

5. Non c'è alcun dubbio sul fatto che, con la sua limitata prospettiva basata sui propri interessi nazionali, la borghesia di entrambe le nazioni si dimostra essere un ostacolo al riavvicinamento. L'autentica fratellanza tra questi quattro popoli dipenderà dal lavoro dei marxisti rivoluzionari di ciascun paese.

6. Considerato il vicolo cieco costituito dal riconoscimento del genocidio, la posizione e la politica dello stato tedesco potrebbe giocare un ruolo decisivo nel fornire un'apertura. La Germania fu alleata e protettrice dello stato ottomano nella Prima guerra mondiale. I comandanti dell'esercito turco-ottomano erano feldmarescialli, generali e ammiragli tedeschi. Il genocidio non sarebbe stato possibile senza il consenso e perfino l'incoraggiamento tedesco. Gli archivi di Stato della Germania non possono che essere una vera fonte di documenti in grado di provare definitivamente la premeditazione del genocidio. Il Kaiser tedesco e il suo Reich erano già stati responsabili del genocidio degli Herero in quella che era allora l'Africa Tedesca del Sud-Ovest, attuale Namibia. I non molti documenti tedeschi già divulgati hanno fatto molta luce su ciò che accadde in Turchia in quel periodo. Facciamo appello con forza ai comunisti e ai democratici tedeschi affinché rivendichino l'apertura totale degli archivi della Germania relativi a quel periodo storico e affinché lottino per il riconoscimento e la condanna da parte tedesca del genocidio armeno. 

7. La lotta per il riconoscimento del genocidio non otterrà nulla da malintese pressioni sugli organi statali dei Paesi imperialisti; ed è decisamente danneggiata da messinscene irresponsabili come quella del Papa nell'aprile scorso, messinscena davvero notevole per mancanza di pudore, provenendo dalla testa di un'istituzione pienamente compromessa nell'Olocausto. Il fatto che il capo della più grande confessione cristiana sia stato il primo a prendere parola nel centenario servirà solo a coloro che desiderano far credere alla maggioranza musulmana del popolo turco che la questione del genocidio armeno è un'invenzione del cristianesimo o più in generale dell'Occidente al fine di isolare e indebolire la Turchia.

8. In ultima analisi, tutte le contraddizioni storiche e gli attuali conflitti politici e militari fra questi quattro popoli (come ad esempio quello di Nagorno Karabakh) possono essere risolti solo nel quadro di una federazione socialista del Caucaso e del Medio Oriente. Questi quattro popoli hanno condiviso lo stesso spazio geografico per un intero millennio, prima dei barbari massacri della prima metà del ventesimo secolo. Il socialismo del futuro si costruirà su tutto il meglio che in questa coabitazione è esistito.

Viva la fratellanza del popolo armeno, turco e curdo!

Per le federazioni socialiste del Caucaso e del Medio Oriente!

Viva la rivoluzione mondiale!

Viva la Quarta Internazionale, l'unica speranza dell'internazionalismo proletario dopo la degenerazione burocratica dello Stato sovietico e il suo seguito!

 

 

 

 

Partito Rivoluzionario dei Lavoratori (DIP)